MABI SANNA
Donne portate dal vento e Sedie di donne senza volto
Mabi Sanna dipinge le donne e il vento. Senza volto, mai sole, ma strette le une alle altre, incedono portate dalla forza dell’aria, che non si vede se non nella tempesta, nel turbine che solleva gli abiti e scompiglia i capelli, nelle frange degli scialli, nelle teste abbassate per sfuggire alle sferzate di carezze non richieste.
Il vento è un elemento simbolico, scombina l’esistente e costringe a rimettere ordine nei fatti della vita.
Gli elementi portanti della sua ricerca artistica, ormai ventennale, sono il misticismo, intriso di forte religiosità e il femminino. Le figure femminili, appunto, sono soggetto ricorrente, se non prediletto. Nelle scritture sacre, i vangeli canonici, l’artista trova ispirazioni, interpretazioni e riflessioni sulle vicende umane. Ogni sua opera fa riferimento a questa pratica di studio e di vita, in cui il continuo dialogo con la parte spirituale apre varchi poetici, tradotti in visioni pittoriche e parole su carta.
Nelle diverse composizioni le figure si accompagnano, andanti, procedendo nello spazio indefinito, dominato da cromie terrose o irrorate di luci dorate o evanescenti in bianchi sporcati dalle nebbie e dalle polveri.
Lo stile pittorico è di carattere impressionista, costruito dalle pennellate materiche e pastose della tempera ad olio, dalle spatolate che tracciano le forme del corpo e le linee delle figure, dettagliando corpi e vesti su uno sfondo reso con velature più leggere, definendo atmosfere e ambienti.
La scelta di dipingere donne senza volto rientra in una linea di ricerca maturata anche nella pratica artistica femminile, definita con prerogative affini a diverse artiste a partire dall’ultimo ventennio del Novecento. Indica la spersonalizzazione, evidente nella condizione femminile in diversi popoli del mondo e prodotto, in Occidente, della opprimente mercificazione.
Nelle opere dell’artista l’identità si esprime nel collettivo, nell’appartenenza a una terra e a un popolo che ancora esprime con forza quali sono le sue radici.
Le donne in particolari occasioni, processioni religiose o eventi di rievocazione storica, indossano abiti che connotano la loro origine e segnano il loro presente, ritrovando origini comuni e sentendosi parte della comunità. In questo modo si oppongono alla perdita di identità e all’omologazione, dando forma alla memoria che si fa presente.
Questo processo, intima visione della Sanna, lo ritroviamo anche nel recente progetto “Sedie di Donne senza Volto”, qui proposto in dialogo con le opere pittoriche. Sedie antiche, vissute e consumate, testimoni del passato, riportano nella loro anima i segni del tempo e si aprono a nuova vita, restaurate e ridefinite in nuove linee di design ispirate alle forme femminili. Gli intrecci realizzati con fettucce di velluto modellano gambe, traverse e schienale, disegnando una spina dorsale e lasciando libera solo la seduta. Così nascono tre modelli: Iolanda, Nighele e Salvatorica. Ognuna con una storia da raccontare.
Mabi Sanna offre a “Donne Senza” il recupero di vecchie sedie in legno se
gnate dal tempo, dove immagina sedute donne di un’altra epoca, donne
che furono.
Donne che appaiono nella memoria di Mabi vestite in abito tradizionale
sardo e accomodate in quelle sedie posizionate a semicerchio davanti al
focolare domestico o all’uscio della propria casa.
Inizia, così, la ricerca di una nuova vita da donare a queste donne, ricomponendo la loro ossatura ed esaltando i loro segni del tempo.
Con lo scopo di dar loro corpo e anima, Mabi, nella stessa sedia, intreccia fettucce di velluto ricongiungendo, così, la carne e l’abito sardo. L’intreccio è realizzato a mano intorno alle stecche di legno poste nello schienale della sedia che, così, funge da telaio perenne. Ecco il corpino elegante ove è eretta una lunga spina dorsale bordeaux quale simbolo della nuova vita della donna. Oggi la sedia ha la spina dorsale e il costato, la carne e l’abito. La donna sognata è pronta per chiacchierare e per vivere la quotidianità. La seduta può essere la stessa originaria laddove recuperabile ovvero un’imbottitura rivestita di
velluto liscio.
A volte corazzate hanno la seduta
realizzata in corten con l’incisione dell’ultima parte della spina dorsale o del grembiule usurato dal tempo.
Suddivise per provenienza e tipologia, Mabi ha attribuito loro tre diversi nomi: l’anziana Salvato rica, la borghese o l’aristocratica Iolanda, la po
polana Nighele.
Trovi le opere di Mabi Sanna nella nostra Galleria d'Arte virtuale.
Comments